Come Casinina divenne tra il 1943 e il 1944 il più grande deposito di bombe d’aereo dell’Aeronautica italiana sulla prima linea della Gotica

Il Museo Storico della Linea Gotica di Casinina pubblica “Storie e Persone 2”, secondo documento del ciclo di narrazioni storiche che farà da preludio all’ormai prossimo 80° anniversario della battaglia della Linea Gotica e della fine dell’occupazione germanica del nostro territorio (1944 – 2024).  Tutti i documenti prodotti, redatti dal Prof. Giovanni Tiberi, direttore e fondatore del museo, andranno a costituire una preziosa pubblicazione storica con fatti e documenti inediti, trasmessi attraverso una quanto più semplice sintesi divulgativa e liberamente scaricabili su questo sito web come file pdf.

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Per chi si fosse perso il N1. ecco qui anche Storie e Persone 1″

Buona lettura!

Come Casinina divenne tra il 1943 e il 1944 il più grande deposito di bombe d’aereo dell’Aeronautica italiana sulla prima linea della Gotica

Uno dei protagonisti di questa storia è stato mio padre: Domenico Tiberi, nato a Urbino nel 1918. Arruolato nella Regia Aeronautica come aviere scelto, il 22/02/1940 venne mandato in Libia dove vi rimase fino al 1942. La sua attività come autista fu quella di trasportare con il camion: benzina, acqua, gomme, parti di ricambio per motori, viveri e munizioni lungo la via Balbia e nell’interno della Libia. Assistette da lontano ai bombardamenti su Tobruk e il nemico non lo ha mai visto da vicino. Quando fu mandato in licenza per la prima volta dopo più di un anno di permanenza in Libia, era talmente cambiato fisicamente che mia nonna Caterina stentò a riconoscerlo. Tornato in servizio, prima della disfatta, venne trasferito in Sicilia al 159° deposito Acquicella R. A. di Catania per poi ottenere il trasferimento al 14° deposito centrale R. A. di Urbino. In Urbino già da tempo vi era la sede del 14° deposito di bombe d’aereo che avrebbe dovuto servire l’aeroporto militare di Miramare. Era un deposito decentrato, lontano dall’aeroporto, nell’entroterra, nell’appennino, per motivi di sicurezza e segretezza. Più esattamente le bombe erano all’interno della galleria ferroviaria che da Trasanni arrivava fino a Schieti, tratta ferroviaria che non entrò mai in funzione e la caserma del comando dei militari era non lontano dall’imboccatura, lungo la strada per Trasanni.

Il tracciato della linea ferroviaria con caselli, stazioni e gallerie arrivava oltre il paese di Casinina e comprendeva altre due gallerie: la prima a Casinina (la più lunga) e la seconda più corta qualche centinaio di metri più avanti. Qui nonostante le vicende terribili della guerra, mio padre si trovava bene perché praticamente era a casa dopo l’inferno della Libia ed era vicino alla sua fidanzata: Maria Cupioli, sorella del parroco di Casinina, Don Sebastiano Cupioli.

Con la caduta del fascismo il 25 luglio 1943 le azioni belliche da parte degli Alleati aumentarono considerevolmente, soprattutto i bombardamenti non solo sulle grandi città ma anche sui piccoli paesi del centro-nord Italia. Urbino temette che un bombardamento sul deposito dell’Aeronautica con tonnellate di bombe d’aereo di grande potenziale distruttivo così vicino alla città ducale, potesse raderla al suolo. Le autorità militari e civili decisero di trasferire in tutta fretta tutto quel materiale in un altro luogo, lontano dalla città. Il luogo prescelto fu Casinina, nelle due gallerie ferroviarie mai entrate in funzione. Mio padre e diversi altri autieri con i camion trasportarono per diverse settimane tonnellate di bombe da 109 e da 170 kg, detonatori provvisti di asse, di elica e codoli direzionali. Le bombe non erano già pronte per l’uso, dovevano essere assemblate prima di essere issate sugli aerei.

Con l’annuncio di Badoglio dell’8 settembre 1943 che sanciva il distacco dall’alleanza con i tedeschi la situazione divenne a dir poco caotica. Le truppe germaniche occuparono militarmente tutto il nostro territorio e diedero inizio alla costruzione della Linea Gotica sulla sponda sinistra del fiume Foglia. Ci fu uno sbandamento generale di tutte le forze armate italiane. Senza ordini molti soldati si allontanarono dai reparti, altri vennero catturati (oltre 650.000) e deportati in Germania, altri passarono nelle file della Resistenza. Mio padre lasciò il camion nel parcheggio della caserma e tornò a casa a Cerquetobono località poco distante da Urbino. Non era una scelta facile anche perché per i tedeschi e per la neonata Repubblica Sociale chi era tornato a casa e non aveva obbedito alla chiamata alle armi era considerato un disertore e se catturato veniva fucilato. Con l’arrivo delle truppe tedesche d’occupazione il grosso deposito di bombe di Casinina passò nelle loro mani. La presenza del deposito cambiava completamente la posizione militare di Casinina che da piccolo paese privo di strutture militari diventava automaticamente un obiettivo di grande importanza militare per i tedeschi, da difendere a qualunque costo dai bombardamenti alleati e dai sabotaggi da parte della Resistenza. Di qui la sorveglianza armata continua su tutto il territorio di notte e di giorno. I genieri della Todt intanto iniziarono ad utilizzare le bombe del deposito minando con esse tutti i ponti sul fiume Foglia. Minarono gli incroci stradali mettendo in buche circolari 4 o 5 bombe insieme. Minarono i palazzi di Pesaro che si trovavano sulla principale via di scorrimento e i punti nevralgici della ferrovia. Quarantotto ore prima dell’attacco alleato alla Gotica con queste bombe munite di timer, i tedeschi distrussero tutti i ponti sul fiume Foglia, tutti gli incroci stradali, tutti i ponti della vecchia ferrovia e le gallerie dove ancora a Casinina si trovavano tante bombe che non avevano avuto il tempo di collocare.

Questi fatti sono documentati con assoluta precisione dalle memorie di mio padre, dalla corrispondenza, lettere e cartoline tra mio padre e mia madre, Maria Cupioli, il tutto custodito nell’archivio del Museo Storico della Linea Gotica di Casinina. Alcuni documenti sono riportati nelle immagini allegate di seguito.

Casinina lì 20 settembre 2023

Prof. Giovanni Tiberi, Cavaliere della Repubblica
Direttore e fondatore del Museo Storico della Linea Gotica di Casinina, nipote di Don Sebastiano Cupioli con il quale ha convissuto per 30 anni raccogliendo le sue preziose testimonianze.


N.B. I contenuti riportati in questo testo sono frutto di ricerche storiche condotte in oltre 50 anni dalla direzione del Museo Storico della Linea Gotica di Casinina e costituiscono parte dell’archivio storico e del percorso didattico museale. Tutti i diritti riservati. È proibito l’uso improprio e/o non autorizzato del presente scritto e dei suoi contenuti.