Inizia l’occupazione tedesca

Il Museo Storico della Linea Gotica di Casinina pubblica “Storie e Persone 5”, quinto documento del ciclo di narrazioni storiche che farà da preludio all’ormai prossimo 80º anniversario della battaglia della Linea Gotica e della fine dell’occupazione germanica del nostro territorio (1944 – 2024).  Tutti i documenti prodotti, redatti dal Prof. Giovanni Tiberi, direttore e fondatore del museo, andranno a costituire una preziosa pubblicazione storica con fatti e documenti inediti, trasmessi attraverso una quanto più semplice sintesi divulgativa e liberamente scaricabili su questo sito web come file pdf.

Cliccando sul seguente link è possibile scaricare: “Storie e Persone 5” : Inizia l’occupazione tedesca a Casinina.

Per chi si fosse perso i  numeri precedenti ecco i link per scaricare i relativi file pdf

Storie e Persone 1″

Storie e Persone 2″

Storie e Persone 3

Storie e Persone 4

Buona lettura!

Inizia l’occupazione tedesca

Dopo l’arrivo a sorpresa dei primi soldati tedeschi nell’autunno del 1943, come già accennato nel precedente documento, un mattino all’alba arrivarono a Casinina una decina di camion carichi di soldati della Wehrmacht e di materiale per la logistica: armi, munizioni e materiali di casermaggio allo scopo di organizzare l’occupazione militare dopo i fatti dell’8 settembre 1943 (annuncio di Badoglio che sanciva l’uscita dall’alleanza militare con la Germania).

Il primo obiettivo dell’occupazione fu quello di reperire nel giro di poche ore gli alloggi per la sistemazione della truppa, degli ufficiali, sott’ufficiali e dei materiali bellici al seguito. I tedeschi iniziarono subito la scelta delle abitazioni nelle quali installarsi, non solo in base alla capienza dei pochi edifici ma soprattutto per una precisa strategia di sicurezza e di difesa. Ricordiamo alcuni degli edifici subito requisiti in toto o in parte a Casinina: la canonica, la casa Acuti, la casa Ubaldini, la casa Fabbrucci, la casa Marcaccini e tante altre anche fuori del centro abitato. Le cucine vennero collocate al piano terra di uno stabile che faceva angolo tra la Provinciale e la via che porta alla chiesa. Dove l’edificio serviva nel suo complesso i proprietari vennero fatti sfollare. Tutto il paese venne organizzato militarmente: uffici, depositi, collegamenti telefonici, posti di guardia all’ingresso del paese e in uscita. Entrano in vigore coprifuoco e oscuramento quindi divieto assoluto di circolare nelle ore notturne e di accendere luci; buio assoluto e strade deserte. La trasgressione veniva punita severamente. Questo accadeva non solo a Casinina ma in tutti i luoghi dell’Italia occupata. A Casinina la presenza del grosso deposito di bombe d’aereo e l’inizio dei lavori di costruzione della Linea Gotica rendevano la sorveglianza dei tedeschi ancora più forte e meticolosa di giorno e di notte. Durante le ore notturne sentinelle armate controllavano a turno tutte le vie del paese fin giù alla vecchia stazione e alle gallerie ferroviarie. Chi erano i soldati tedeschi arrivati qui? La truppa faceva parte della 71ª Divisione tedesca di fanteria, una divisione di carattere statico, mandata qui per controllare il territorio e organizzare la struttura della Gotica.

Erano soldati appartenenti a varie specialità. Alcuni erano veterani delle prime fasi della guerra in Polonia, Francia, Russia, ex civili cinquantenni militarizzati e molti ragazzi di 16/17 anni con poca preparazione bellica. Erano dotati di pochi mezzi motorizzati ma avevano centinaia di cavalli che utilizzavano per i trasporti e per i vari spostamenti, cavalli che venivano sistemati nelle stalle dei civili. Vi erano poi molti militari che facevano parte della Todt: genieri specializzati nell’allestimento dei campi minati, di fortificazioni in genere e nella preparazione di linee telefoniche lungo tutta la vallata. Queste linee telefoniche non correvano su alti pali ma erano fissate poco sopra il terreno su corti paletti e mimetizzate dalla vegetazione.

Per i lavori della Gotica di giorno la nostra zona era caratterizzata dai movimenti di soldati che organizzavano le squadre di lavoro composte da persone di tutte le età: ex soldati del Regio Esercito, anziani e ragazzi anche di 14/15 anni reclutati nei dintorni e costretti a lavorare scavando buche con pala e piccone, trasportando materiali come cemento, legname, sabbia e tanto altro. La notte tutto diventava deserto, tutto taceva in un tremendo clima di paura e di morte.

A proposito della posa delle linee telefoniche, ad un certo punto si verificò uno dei primi sabotaggi messi in atto dalla Resistenza. Certi fili vennero recisi e le comunicazioni interrotte. Dopo questi primi fatti i comandi militari germanici intensificarono le pattuglie di guardia con un costante aumento di uomini. Fu in una di quelle notti di buio e di coprifuoco che a Casinina si verificò l’uccisione di un ragazzo del paese: Lucchini Giosuè. Era un bravo ragazzo che abitava con la famiglia lungo la strada nei pressi della chiesa. I tedeschi lo conoscevano benissimo perché come tutti i ragazzi del paese della sua età, era stato impiegato a lavorare per la Todt. Il padre aveva combattuto con onore nella Prima Guerra Mondiale, nel corpo degli Alpini.

Per i ragazzi di allora questo clima di divieti a lungo andare diventava insopportabile e qualche volta capitava di dover eludere il coprifuoco per qualche momento di svago recandosi per quattro chiacchiere presso famiglie del posto dove vi erano delle giovani coetanee. Fu così che pensando di farla franca Giosuè percorse al ritorno in orario di coprifuoco l’allora Via Celletta (oggi Via Fosso Ca’ Guerra) fino all’immissione con la strada Provinciale. Con cautela cercò di attraversarla per arrivare al campo di fronte che la costeggiava con un piccolo rialzo del terreno, un “greppetto” che gli avrebbe premesso di arrivare non visto nel retro di casa sua. Purtroppo una pattuglia di soldati tedeschi se ne accorse, gli sparò e Giosuè rimase ucciso su quel “greppetto” che avrebbe potuto rappresentare la sua salvezza.

Questa morte così assurda ferì profondamente non solo la famiglia ma tutti gli abitanti della piccola comunità di Casinina. Nei mesi successivi il sacrificio di Giosuè venne ricordato con una grossa croce di legno issata dalla famiglia nel luogo esatto della sua morte e lì rimase a lungo come viva testimonianza del sacrificio della sua giovane vita. Nel dopoguerra il paese s’ingrandì, vennero create strade, costruite case, negozi, il greppetto venne spianato e la croce tolta per far posto al “nuovo”. Chi sa, chi ha visto quella croce, non dimenticherà. Nel nostro cuore Giosuè, nessuna croce manca e la tua resterà nella memoria di tutti coloro che in ogni tempo hanno amato e amano la Pace.

Nell’immagine sottostante è ripresa una visuale di Casinina dall’alto custodita nell’archivio del Museo Storico della Linea Gotica di Casinina. Vi è segnato in tratteggio rosso il percorso di Giosuè fino al luogo della sua uccisione, la sua casa e il sito dove ora sorge il museo. Si vedono anche chiaramente la chiesa, la canonica, il fiume Foglia e il tracciato della linea ferroviaria con l’imbocco della prima galleria sede del deposito di bombe d’aereo di cui si è accennato nei precedenti “Storie e Persone”.

Prof. Giovanni Tiberi, Cavaliere della Repubblica
Direttore e fondatore del Museo Storico della Linea Gotica di Casinina, nipote di Don Sebastiano Cupioli con il quale ha convissuto per 30 anni raccogliendo le sue preziose testimonianze.


N.B. I contenuti riportati in questo testo sono frutto di ricerche storiche condotte in oltre 50 anni dalla direzione del Museo Storico della Linea Gotica di Casinina e costituiscono parte dell’archivio storico e del percorso didattico museale. Tutti i diritti riservati. È proibito l’uso improprio e/o non autorizzato del presente scritto e dei suoi contenuti.

Casinina lì 5 gennaio 2024